25/09/2019

Convegno finale del progetto "La Bussola", focus su adolescenti e dipendenze

Occasione per riflettere con esperti del settore. Dati, analisi e buone pratiche

Un'analisi sul mondo degli adolescenti attraverso consumi e fragilità, i servizi sui territori, il delicato ruolo degli assistenti sociali nella presa in carico e sostegno alla persona e alla famiglia, la prevenzione tra i banchi di scuola. Sono alcuni dei temi toccati nel corso dell’incontro "Adolescenti e dipendenze: ascolto, prevenzione e cura", convegno finale del progetto "La Bussola - Strumenti e risorse per navigare informati". Un'occasione per diffondere i risultati conseguiti e per avviare una riflessione con esperti del settore sul fenomeno dell’acquisto di sostanze online e su come cambia il fenomeno dei consumi.

Il progetto, che ha l’obiettivo di ampliare la consapevolezza sui rischi connessi all'uso di internet per promuoverne un uso controllato e più sicuro da parte dei ragazzi, è stato presentato in apertura da Carla Chiaramoni, giornalista di Redattore Sociale, e da Paolo Mazzaferro, Responsabile della Comunità educativa Mondo Minore. Si è parlato delle diverse iniziative sulla prevenzione dei rischi derivanti da un uso distorto di internet da parte dei minori, tra questi i Parental control, cioè software e app per monitore e/o bloccare i contenuti che potrebbero essere pericolosi.

Ci si è poi addentrati nel mondo dell'adolescente e dei consumi con l'analisi del professor Augusto Consoli, specialista in neuropsichiatria infantile e psicoterapeuta, che è intervenuto sul tema "L’arcipelago delle sostanze: consumi e fragilità". Il professore ha spiegato come i consumi di sostanze siano sempre più diffusi e complessi, “analizzati per fasce d'età, cicli di vita e condizioni esistenziali che possono comprendere le diverse economie d'uso”. Il quadro che è emerso racconta di una fascia di età che consuma droghe sempre più consapevolmente: "Bisogna affrontare la strada della normalizzazione del consumo, il concetto che passa sempre più tra i giovani è ‘guarda che ci si droga anche senza stare male’. Così facendo aumentano i casi che finiscono al pronto soccorso". Qui si inserisce il ruolo fondamentale, ma sempre più difficile, degli operatori e dei servizi sul territorio. "Devono sapersi muovere in questo limbo" – ha concluso Consoli, "spesso la risposta è inadeguata, siamo spinti verso i casi di elevata criticità. Molti operatori di comunità e Serd non hanno mai visto una droga, bisognerebbe avere uno sguardo non riduttivo sulla complessità del fenomeno. La nostra idea di operatori è 'fare del bene' ma serve consapevolezza che esistono diverse risposte culturali e non possiamo pensare di avere il brevetto o l'esclusiva su questo tema".

Sui servizi è intervenuta anche la dottoressa Roberta Balestra, direttrice del dipartimento delle dipendenze dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste. Tra le esperienze da lei presentate quella dello spazio “Androna Giovani”, nato nel 2012 dedicato agli adolescenti e ai giovani che presentano problematiche connesse al consumo di sostanze stupefacenti e psicoattive . “Parliamo di una fascia d’età che non esiste per il sistema. Si passa direttamente dal parlare del bambino, con strutture mirate, a quelle per l’adulto” – ha sottolineato. Il sostegno a questo tipo di fragilità, secondo Balestra, deve passare per luoghi idonei e “poco invasivi e con nuovi approcci”, diversi dai semplici Sert "dove i ragazzi non vanno perché non si riconoscono tossicodipendenti". Nella realtà di Trieste sono 2.500 i pazienti in cura presso il dipartimento delle dipendenze dell’Azienda sanitaria universitaria integrata , 1000 per problemi correlati a sostanze illegali e 1500 per alcol e tabacco. "Si tratta di ragazzi giovanissimi e molto sofferenti, prevalentemente maschi, sta a noi cercare di capire il perché cercano un certo tipo di sostanza. Se per pressioni ambientali, per trovare sensazioni forti o per una facilitazione sociale. In questa fase di vita ci sono delle fragilità e chi ha un problema cerca una strada nelle sostanze rischiando così di rimanere ancorato a questo tipo di risposta. Un servizio adeguato deve essere capace sia di agganciare che di trattenere i ragazzi, accompagnandoli nella ripresa di un percorso evolutivo e fisiologico". 

Di adolescenti “sempre meno considerati” e delle difficoltà nel “mettere in campo risposte e risorse sui territori” hanno parlato anche Alessandro Ranieri, coordinatore dell’Ambito territoriale sociale di Fermo, e la Presidente dell’Ordine degli assistenti sociali delle Marche Marzia Lorenzetti, i quali hanno raccontato esperienze e buone pratiche avviate nel Fermano e in ambito regionale per intercettare le fragilità e affiancare famiglie in difficoltà. La chiusura è stata affidata a Michele Rocelli, responsabile della Comunità Terapeutica “L’Arcobaleno” della Comunità di Capodarco di Fermo, ed Eleonora Iacobucci del Csv Marche. Quest’ultima ha presentato la app Edu Touch, lanciata da Csv Marche per promuovere tra i ragazzi maggiore consapevolezza delle emozioni proprie e altrui. “Chi vive la condizione di tossicodipendente non sempre è in grado di autodeterminarsi, quindi l’approccio con gli adolescenti in difficoltà è quello dell’ascolto senza mai addentrarsi nel loro mondo pensando di conoscere una realtà che, invece, conoscono molto meglio di noi” ha spiegato Rocelli. “Abbiamo avviato un progetto nelle scuole coinvolgendo studenti e professori, ci siamo resi conto che sono gli stessi ragazzi a venirci a cercare quando si offrono ascolto, comprensione e regole da rispettare”.

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In riferimento all'Avviso Pubblico "Prevenzione e contrasto al disagio giovanile" - Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale - Dipartimento per le Politiche Antidroga

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